Italia, Lega Ciclismo e Governo al lavoro per rilanciare il professionismo
Il Presidente della Lega del Ciclismo Professionistico, Enzo Ghigo, ha incontrato a Roma Guido Guidesi, Sottosegretario della Presidenza del Consiglio. L’incontro è il primo di una serie avviati, insieme alla FCI, a livello governativo “per riaprire le tematiche di revisione della Legge 91 del 1981 sul professionismo sportivo” che stanno “pesantemente penalizzando a livello competitivo” il ciclismo. Queste erano già state “oggetto di un progetto di analisi organico, concluso e consegnato al Coni da un’apposita commissione in cui erano rappresentati tutti gli sport nel 2014″, anche se non ha mai avuto un seguito” secondo le parole dello stesso Ghigo, che ha affidato il proprio commento a una lettera aperta.
Nel corso di questa lettera viene evidenziato come “siamo passati, in pochissimi anni da essere nazione leader mondiale, con il maggior numero di squadre, anche di qualità, alla perdita totale delle squadre WordTour e alla sopravvivenza sempre più impegnativa e precaria, visto anche il peso delle riforme internazionali dell’UCI, delle squadre di categoria Professional”. Viene additata come principale causa di queste difficoltà, al di là della congiuntura economica sfavorevole, la “pressione fiscale e previdenziale” la competizione mondiale a livello sportivo delle nostre squadre.
La mancanza di squadre di altissimo livello porta ovviamente i giovani corridori a emigrare all’estero “se vogliono trovare un contratto e una collocazione sportiva di alto livello”, non diversamente dai celebri “cervelli in fuga” da tanti ambiti della vita economica italiana. Non basta quindi avere “uno dei movimenti giovanili più vivaci, con un’attività che tutti ci invidiano e che a costo di grandi sacrifici, costi, investimenti la Federazione Ciclistica e le società sportive riescono ancora a tenere in piedi”, perché poi gli atleti non hanno opportunità in squadre italiane di grande livello. Il rischio è quindi quello di “perdere il patrimonio sportivo, tanto faticosamente costruito, perché non siamo in grado di garantire uno sbocco in Italia per i tanti talenti che esprimiamo”.
In questo primo incontro con il sottosegretario, “interlocutore molto preparato e attento alle tematiche sportive che richiedono una modernizzazione delle normative” sono state messi sul piatto importanti proposte per rilanciare il professionismo modernizzando le normative attuali, quali “accesso previdenziale per tutti gli sportivi, indipendentemente dallo status di professionismo o meno prescelto dalle Federazioni, defiscalizzazione contributiva per i giovani atleti, allargamento della base di praticanti tramite una miglior allocazione delle risorse, anche tramite politiche comuni con il Ministero della Salute”. Il Governo, dal canto suo “si è impegnato a trovare una risposta in tempi ragionevolmente brevi“.
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